Ergodicity, Affari e Consulenza Filosofica

L’ergodicità, ovvero l’influenza del tempo su decisioni e strategie, è fondamentale per capire il rapporto tra azioni e risultati. L’ergodicità ci aiuta a riconoscere i limiti dei nostri modelli di comprensione e a sviluppare strategie più efficaci per raggiungere obiettivi a lungo termine.

L’ergodicitá è lo studio dell’effetto del tempo sulle decisioni e sulle strategie. La strategia ottimale in assoluto non esiste nel mondo reale, esiste la strategia ottimale per un dato orizzonte temporale. Possiamo anche definire l’ergodicitá come lo studio di come cambia una data strategia su diversi orizzonti temporali o come la differenza tra intraprendere un’azione una volta e intraprenderla tante volte. In particolar modo considera i risultati della ripetizione o del mantenimento di una stessa decisione protratta nel tempo. La cosa si fa interessante quando iniziamo a pensare che ripetere un’azione che ci ha dato un certo risultato, ci porti a ottenere tante volte il risultato quante la ripetiamo. In realtá le cose non stanno così, molto spesso il risultato totale è diverso dal risultato iniziale per il numero di ripetizioni, spesso inferiore. L’ergodicitá ci dice quale azione dobbiamo intraprendere per essere relativamente sicuri di ottenere lo stesso risultato nel ripeterla successivamente e che la somma di quei risultati si avvicini il più possibile a tante volte il primo risultato.

Ad esempio, se decido di lavorare 16 ore al giorno per essere piú produttivo e raggiungere prima certi risultati o l’eccellenza nel mio ambito lavorativo questa potrebbe essere una buona strategia per nel breve periodo, per alcune settimane o addirittura alcuni mesi. Ma posso essere abbastanza certo che questo comportamento protratto nel tempo mi porti a compromettere la produttivitá cui ambisco o abbia effetti collaterali importanti: deteriorarsi della salute fisica o mentale, della vita sociale, delle relazioni familiari. Nell’ambito degli affari un investimento rischioso che ha il 50% di probabilitá di triplicare il mio capitale e il 50% di probilitá di azzerarlo, puó essere un buon investimento se fatto una volta perché l’aspettativa è di aumentare la propria del 50%. È peró un cattivo investimento se ripetuto anno dopo anno, perché posso esser certo che dopo pochi anni andró in bancarotta perdendo tutto il capitale. L’ergodicitá suggerisce alcune domande quanto alla valutazione della performance sulle modalità con cui si danno feedback a peers, collaboratori, responsabili. Bisogna far uso di punizioni? Meglio critiche schiette e pungenti o un atteggiamento comprensivo e incoraggiante? Chi ci sta di fronte, a cosa reagisce meglio? Cosa intendiamo con “reagire meglio”?

Nel dialogo filosofico le domande che il filosofo pone e le strategie che utilizza sono cesellate in modo che diano il risultato perseguito, non per caso. Ad esempio se si stanno indagando preoccupazioni e timori, il filosofo vuol individuare la preoccupazione principale, focalizzarsi su ció che sostanziale o primario, lasciando per un secondo momento ció che accidentale o secondario. Invece di chiedere “che cosa ti preoccupa?”, la domanda “cosa ti preoccupa maggiormente?” ha maggiore probabilità di ottenere in risposta la preoccupazione principale rispetto alla prima domanda. The art of questioning riduce la probabilità che l’interlocutore ci proponga un timore che non sia quello principale. Il filosofo ambisce a trattare gli elementi sostanziali presenti nella mente del soggetto, perché quelli permettono di delineare l’assiologia e il modo di ragionare di chi gli sta di fronte. Nelle conversazioni quotidiane è molto facile divagare e scivolare da un tema all’altro, perdere il focus sulla questione che ci interessa e prendere altre strade.  Cause possono essere la scarsa capacità di concentrarsi, un’attivazione emozionale rispetto ad un termine che fa la sua comparsa nella conversazione… o una reale intenzione di sviare il discorso, di nascondersi, di essere cortesi. Il consulente filosofico guida il dialogo e formula le domande in modo tale da minimizzare un accidentale deragliamento ed è pronto a riconoscere e far fronte alla resistenza dell’interlocutore che più o meno intenzionalmente cerca di fuggire dal tema in discussione.

Conclusione

L’ergodicità, pur essendo un concetto complesso, è sorprendentemente radicata nelle nostre esperienze quotidiane e nel modo in cui prendiamo decisioni. Tutte le metodologie, in un certo senso, si sono sviluppate seguendo principi ergodici, spesso senza che ne fossimo pienamente consapevoli. Isolare concettualmente l’ergodicità e studiarla in modo approfondito ci offre l’opportunità di esaminare criticamente i nostri processi e metodi, aprendo la strada a potenziali riforme e miglioramenti. Comprendere l’ergodicità significa acquisire una nuova prospettiva sulla natura del tempo e sul suo impatto sulle nostre azioni, consentendoci di navigare la complessità del mondo con maggiore consapevolezza e successo.

Fonti

Luca Dellanna, clicca per ascoltare il podcast
Nassim Taleb, Giocati dal Caso